Roma Distrazioni Visibili

Roma: distrazioni visibili è un “racconto breve” ma incompleto, parziale e ridotto.
Il mio piccolo racconto di una città come Roma: una città piena, totale e abbondante.
E’ la stessa città che mi ha suggerito come raccontarla: uno sguardo incuriosito sull’immagine della scalinata del Campidoglio restituita da una vetrina posta di fronte la scalinata stessa.
Una “distrazione fotografica”: la conferma a posteriori che quella distrazione funzionasse, che avesse un suo perché fotografico; qualcuno l’ha definita la pragmatizzazione di un’idea.
L’occasione perché quella distrazione visibile diventasse il motivo cadenzante e cadenzato di una esposizione fotografica; un “reportage atipico” che parlasse della città in modo non troppo retorico né didascalico.
Riflessi sui vetri, disegni di sagome definite su vetrate di palazzi: l’intenzione e la volontà di alleggerire con una sorta di “pudore artistico” quella che è la prepotente consapevolezza visiva di questa nostra città.
Una città troppa, tanta, immensa ed impegnativa: una città già raccontata, già vista, sempre raccontata, sempre vista.
Quello di Distrazioni Visibili è sicuramente un “piccolo spazio nella città di Roma sulla città di Roma” ed è il sussurro legittimo di una sostanza urbana che ha consapevolezza di dover essere osservata attentamente più che guardata distrattamente, di essere “sentita” oltre che vissuta.

Fotografare è incontrare con i miei occhi lo sguardo dell’Altro e l’Altro diventa così il mio sguardo “dopo di me”.
Se per qualche istante di meravigliosa alchimia fra visto e scoperto, un particolare descritto da una mia fotografia diventa il vedere quel particolare in unico modo, nel “mio” unico e consapevole modo,
quel breve attimo di “isolata visione e suggestione” è per me, fotografia.